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Perché Ericsson, Nokia, Cisco e Microsoft brinderanno in Italia col 5G

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Articolo di Michele Arnese & Francis Walsingham, Startmag

Viene da chiedersi se anche con le compagnie Usa le regole saranno così stringenti”, critica oggi Mf/Milano Finanza dopo le nuove regole proibitive per Huawei in Italia per il 5G. Fatti, approfondimenti e commenti dopo le ultime mosse del governo e di Tim

“Viene da chiedersi se anche con le compagnie Usa le regole saranno così stringenti”.

E’ quello che scrive oggi il quotidiano Mf/Milano Finanza del gruppo Class Editori fondato da Paolo Panerai, che è “direttore ed editore” della testata come si legge nella gerenza del giornale finanziario.

Il commento si riferisce alle ultime vicende sul 5G in Italia, dopo che il governo ha rafforzato i paletti sui fornitori extra Ue delle società di tlc attive in Italia.

Nei giorni scorsi, Tim ha deciso di escludere la cinese Huawei dall’elenco dei potenziali fornitori per la gara per la rete 5G, sia in Italia e sia in Brasile.

La decisione, è trapelato da fonti aziendali, non avrebbe nulla a che vedere con aspetti di natura politica, ma “riflette solo una scelta industriale che va nell’ottica della diversificazione dei partner”. Anche se, come ha scritto Repubblica, le ragioni possono non essere solo industriali.

Secondo Reuters Ericsson, Nokia, Cisco, Mavenir e Affirmed Networks (acquisita di recente da Microsoft) sono sin qui i player invitati formalmente da Tim all’iter di selezione.

Le linee guida, stilate dalla segreteria generale di Palazzo Chigi e dalla commissione di esperti sul Golden power, in accordo con i vertici dei Servizi segreti (Dis) con le nuove misure agli operatori delle telco italiane che lavorano con fornitori extra-Ue “di fatto rendono insostenibile, se non impossibile, la collaborazione con aziende cinesi nella rete 5G”, ha commentato Formiche di Paolo Messa, già direttore del Centro studi americani (Csa), destinato secondo il Sole 24 Ore ai vertici di Leonardo Us (una sorta di “ambasciatore” del gruppo capeggiato dall’ad, Alessandro Profumo, negli Stati Uniti) dopo che sarà sostituito da settembre come direttore Relazioni Istituzionali da Filippo Maria Grasso di Pirelli.

Tra le novità del monitoraggio obbligatorio, ha svelato Formiche, la previsione di poter avere accesso al codice sorgente della rete 5G dei fornitori extra Ue. Spesso chiamata in causa dagli stessi operatori come possibile soluzione per aumentare la sicurezza della rete, la eventuale consegna del codice sorgente (non una tantum, ma potenzialmente ripetuta nel tempo) non era mai stata messa nero su bianco dalla presidenza del Consiglio: “Fra le altre novità, l’obbligo per gli operatori di fornire a Palazzo Chigi un aggiornamento su base settimanale con controlli ripetuti sull’equipaggiamento utilizzato per la rete. Anche in questo caso, una stretta non banale rispetto alla routine cui sono stati abituati finora”.

La lista di regole, ha confidato un alto funzionario di Palazzo Chigi a Formiche sotto anonimato, è “a dir poco proibitiva” non tanto per i fornitori, quanto per gli operatori che scelgano di operare con realtà cinesi come Huawei o Zte.

Dice a Start Magazine un consulente che lavora sia per aziende europee del settore: “Se l’Unione europea seguisse gli Usa contro la Cina sarebbe l’Europa e più di tutti l’Italia a perdere. I dati si controllano e si proteggono senza discriminazioni. Questa è la strada che i tecnici del governo hanno preso sul perimetro cibernetico. Se alla tecnologia subentra la politica, allora si possono prevedere ritardi sull’economia digitale, come hanno detto al Parlamento inglese i vertici di Vodafone e Bt”.

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