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La sanità post pandemia? Il 5G sarà la chiave di volta

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Articolo di Antonello Salerno, CorCom

 

Il nuovo standard mobile promette di rivoluzionare il settore, migliorando l’accesso alle cure e consentendo un’importante razionalizzazione delle risorse. L’esperienza di Vodafone per un’assistenza sempre più smart.

Il mondo della sanità aveva iniziato a evidenziare i propri limiti già prima del diffondersi della pandemia da Covid-19. E l’emergenza sanitaria in corso non ha fatto che rendere più evidente quanto l’intero settore abbia bisogno di massicce dosi di innovazione per rimanere sostenibile e per continuare ad assolvere in pieno ai propri compiti. Un boost importante in questo percorso potrà arrivare dal 5G, il nuovo standard per la telefonia mobile caratterizzato da una grande larghezza di banda, tempi di latenza ridottissimi e una velocità trasmissiva senza precedenti. Tutti elementi che possono consentire un dispiegamento completo e in condizioni ideali delle potenzialità del digitale, che si tratti di operazioni chirurgiche a distanza, telemedicina o monitoraggio da remoto di pazienti cronici. Con vantaggi evidenti per la qualità delle cure, per la qualità della vita dei pazienti e la sostenibilità economica delle strutture sanitarie, che sono in grado di offrire servizi sempre migliori a costi sempre più contenuti, aumentando così grazie alle tecnologie digitali la platea dei potenziali beneficiari. In prima linea, quando ormai nel 2021 siamo alla vigilia del deployment dei servizi 5G su larga scala, c’è Vodafone Business, che ha consolidato una solida esperienza sul campo grazie a una serie di sperimentazioni e di partnership con alcune delle eccellenze del mondo della sanità.

Il contesto nazionale
A evidenziare come il mondo italiano della sanità – come avviene d’altro canto anche su scala globale – abbia un forte bisogno di innovazione, ci sono i dati aggregati e presentati dal settore Salute e Politiche sociali della Segreteria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Evidenze che testimoniano come nel nostro Paese già a partire dal 2001 il fabbisogno sanitario statale sia progressivamente cresciuto, dai 71,3 miliardi che si registravano 20 anni fa fino ai 114,5 del 2019. A spiegare questa dinamica c’è il fatto che di pari passo è cresciuto il numero di italiani portatori di almeno una malattia cronica, che oggi sono il 40% della popolazione, mentre il 21% soffre di più di una patologia cronica e ha bisogno di assistenza costante nelle strutture sanitarie. A fronte di tutto questo si è registrata negli anni una sensibile diminuzione del numero di medici impegnati all’interno degli ospedali, sia pubblici sia privati, come accade anche per i medici di famiglia. Se a questo infine aggiungiamo il fatto che l’emergenza Covid-19 ha reso ancora più evidenti tutte le difficoltà del sistema sanitario, la conseguenza è che, se si vuole mantenere un livello di assistenza adeguato, nel presente e soprattutto per il futuro, è necessario migliorare l’accesso alle cure e rendere più efficiente la gestione delle strutture sanitarie a ogni livello.

La lezione dell’emergenza Covid-19
Di fronte a questo quadro la pandemia, con le congestioni che si sono registrate in diverse strutture sanitarie su tutto il territorio nazionale e la difficoltà per i pazienti non affetti da Covid-19 ad accedere alle cure di cui avevano bisogno, ha reso più evidente come sia ormai particolarmente importante indirizzare il l’intero sistema verso un paradigma più “digitale” e contemporaneamente più resiliente, che sia in grado di seguire da remoto i pazienti senza per questo peggiorare il livello di assistenza. Una vera e propria necessità, se consideriamo il fatto che durante l’emergenza – secondo i dati dell’osservatorio Innovazione Digitale in Sanità – il 51% dei medici di famiglia ha dovuto lavorare e seguire i propri pazienti il più possibile a distanza, mentre le Regioni hanno fatto il più possibile per accelerare sulla telemedicina. Questo ha consentito a una serie di strutture di fare di necessità virtù e di sviluppare piattaforme di nuova generazione – App per le visite o il monitoraggio dei pazienti da remoto, uso degli algoritmi di intelligenza artificiale per identificare le polmoniti dovute al Covd-19.

Le tre modalità per l’assistenza da remoto
In questo momento sono essenzialmente tre i casi specifici in cui il Sistema Sanitario Nazionale prevede una gestione a distanza della relazione tra medico e paziente, o tra medico e medico, e in tutti e tre questi casi il 5G può essere un abilitatore di prestazioni sempre più efficienti ed efficaci. Si parte dal rapporto medico-paziente, che ha bisogno di comunicazioni audio e video di buona qualità, per ottenere le quali è fondamentale una connessione il più possibile ottimale, oltre che di dispositivi adeguati, in grado di trasmettere e ricevere dati in tempo reale sulle condizioni di salute delle persone. Poi ci sono i consulti a distanza, che possono coinvolgere più medici per l’analisi e la risoluzione di singoli casi. Il digitale abilita questo tipo di interazioni in diverse modalità, sia “in diretta”, con collegamenti audio o video, sia “in differita”, mettendo a disposizione le informazioni su piattaforme condivise, nel pieno rispetto di tutte le norme sulla privacy e sul trattamento dei dati. E infine c’è il campo in cui entra in gioco anche l’Internet of Things, per acquisire e monitorare da remoto i parametri vitali dei pazienti, che grazie alle tecnologie digitali possono sono sempre a disposizione dei medici e degli stessi pazienti.

L’impegno di Vodafone nel campo della telemedicina
Tra i principali settori su cui Vodafone ha concentrato l’attenzione in campo medico durante gli ultimi tre anni, pensando a soluzioni che possano trarre i massimi vantaggi dal 5G, ci sono la telemedicina e il supporto da remoto durante le operazioni chirurgiche.

Nel primo caso l’operatore ha dato vita a partnership selezionate, grazie alle quali può mettere in campo servizi di telemedicina che utilizzano piattaforme software e dispositivi di Internet of Things connessi, ma anche wearable a disposizione della medicina territoriale per la deospedalizzazione (in ogni caso in cui sia possibile senza rischi per i pazienti) portando così a una massiccia digitalizzazione dei servizi sanitari, ad esempio nel caso di malattie croniche che hanno bisogno di un monitoraggio costante.

Quanto poi al sostegno in ambito chirurgico, attraverso il cosiddetto remote proctoring, l’impegno è quello di fare fronte con il massimo dell’efficienza a un fenomeno che durante l’emergenza sanitaria in corso si è reso sempre più evidente: la diminuzione degli interventi chirurgici che ogni ospedale è in grado di gestire. In questo caso, grazie al digitale è possibile utilizzare soluzioni che rendono possibile il supporto degli esperti da remoto durante le operazioni, grazie ad esempio alla realtà aumentata e ai modelli 3D. È il caso del programma Action for 5G, su cui Vodafone ha investito per individuare e sviluppare soluzioni che, grazie al nuovo standard mobile, abilitano la collaborazione in real time all’interno delle sale operatorie con personale all’esterno, per garantire una comunicazione costante tra il chirurgo e uno specialista da remoto e la condivisione istantanea di tutte le informazioni sull’andamento dell’operazione.

Altre applicazioni 5G in ambito healthcare
Tra le altre esperienze messe a punto da Vodafone, sempre insieme a partner d’eccellenza, nel campo dell’healthcare e del benessere ci sono anche la sperimentazione dell’ambulanza connessa, che consente ai mezzi di soccorso di essere sempre in collegamento con il centro di gestione delle emergenze e con i medici dell’ospedale. Altre applicazioni riguardano il campo dei wearable per lo sport, con dispositivi che connettendosi alla rete 5G sono in grado di monitorare in real time i parametri fisiologici e i movimenti di un atleta per guidarlo durante l’allenamento. Quanto, poi, alla robotica di servizio, Vodafone ha contribuito alla messa a punto di un robot umanoide che, grazie al 5G e all’intelligenza artificiale, può interagire con i pazienti in accettazione degli ospedali. Grazie al Medical Cognitive Tutor, inoltre, gli studenti di medicina possono fare training nel campo dei processi diagnostici, esercitandosi anche in mobilità. Nel campo della robotica riabilitativa sarà possibile per i medici seguire passo dopo passo gli esercizi svolti dai pazienti a distanza, anche in videochiamata.

Vodafone e il 5G
L’operatore è stato il primo a lanciare in Italia, era giugno 2019, il 5G su rete commerciale in 5 città italiane: Milano e la sua area metropolitana, Roma, Torino, Bologna e Napoli, con il servizio che entro la fine del 2021 sarà esteso a 100 tra città e località turistiche della penisola. Un risultato che è arrivato dopo aver acceso a Milano la prima rete 5G in Italia, con una copertura superiore all’80% del capoluogo lombardo. Vodafone è inoltre stata protagonista della sperimentazione del nuovo standard promossa dal Mise nel 2017, per la quale ha realizzato 41 progetti in diversi ambiti, a partire dalla sanità fino alle smart city, alla mobilità e all’entertainment, solo per fare qualche esempio. Proprio nel contesto delle sperimentazioni del 5G a Milano l’operatore è stato protagonista con le proprie soluzioni del primo intervento di chirurgia da remoto e di alcuni test sulla guida assistita su rete 5G.

Attraverso il bando Action for 5G Vodafone ha inoltre investito 10 milioni di euro per startup, Pmi e imprese sociali, realizzando tra l’altro a Milano il Vodafone 5G Open Lab, struttura per la co-creazione di soluzioni e servizi in 5G.

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