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La sfida di tutelare i diritti umani nell’ecosistema 5G

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Articolo a cura di Claudia La Via, Avvenire

Entro il 2050 ci saranno 24 miliardi di dispositivi interconnessi. Tra i rischi la sorveglianza di utenti aziende e comunità, la privacy e la sicurezza dei beni comuni

La notizia è arrivata come una bomba sulle pagine del New York Times lo scorso maggio: in un articolo-inchiesta il quotidiano americano ha raccontato la “collaborazione” fra Apple e il governo cinese. L’azienda di Cupertino che negli anni ha fatto della privacy il suo cavallo di battaglia, anche grazie alla tecnologia proprietaria che permetteva di crittografare i dati, ha ora deciso di collaborare con Pechino. Non solo in questi anni ha bandito una serie di applicazioni sul suo negozio online cinese perché non gradite dal governo locale, ma ha persino ceduto a un’azienda dello Stato tutto ciò che i clienti salvano su i-Cloud: dati personali, foto, chat, video, numeri di telefono, riferimenti dei conti bancari e geolocalizzazione. I dati sono criptati, certo, ma il regime ha l’accesso fisico ai server e alle chiavi per decriptare le informazioni. L’accesso a dati e informazioni personali e il loro controllo da parte della Cina è emblematico di quello che potrebbe diventare lo scenario mondiale con l’arrivo del 5G, la rete mobile di ultima generazione che consentirà una connettività diffusa e abiliterà servizi finora solo immaginabili, ma con essi anche diversi potenziali rischi, per i singoli e per le comunità.

Partendo da questi presupposti, Ericsson ha da poco realizzato uno studio sulle potenziali minacce connesse al 5G con l’obiettivo di offrire un punto di partenza per definire ruoli e responsabilità per lo sviluppo di un ecosistema basato su un approccio rispettoso dei diritti umani. Il report “5G Human Rights Assessment” si focalizza su diversi aspetti tra cui la privacy, la sicurezza e il rischio per i dati, ma anche la sorveglianza di utenti, aziende e comunità che grazie al 5G sarà possibile da parte di soggetti terzi. Entro il 2050 ci saranno 24 miliardi di dispositivi interconnessi. Saranno connessi molti degli oggetti che ci circondano: lampioni, termostati, contatori elettrici, automobili, ascensori e tanto altro. Tutti dispositivi che contengono sensori che raccolgono dati e reagiscono sulla base delle informazioni che ricevono. Oggetti che si aprono a possibilità inaspettate grazie alla connettività ultraveloce del 5G.

Con la diffusione di soluzioni di IoT (Internet of things) – spiega il report di Ericsson – l’enorme quantità di dati creati, però, potrebbero finire in mano a organi di sorveglianza e aziende private intenzionate a sfruttarli per monetizzare i comportamenti e le abitudini di acquisto. Sempre il “valore” dei dati generati potrebbe mettere a rischio di attacchi informatici anche infrastrutture critiche come quella elettrica o idrica con danni per intere comunità. Un altro rischio importante sul fronte dei diritti umani potrebbe derivare dal fatto che la tecnologia 5G è potenzialmente in grado di aumentare le capacità di sorveglianza, grazie anche a dati di geolocalizzazione più precisi. In questo scenario, spiega Ericsson, gli stessi governi potrebbe decidere di chiedere agli operatori telefonici di disattivare parti della rete per “colpire” determinati gruppi o aree geografiche. Insomma, non si tratta del fatto che la rete 5G sia pericolosa in sé, ma semmai del come sia in grado di aumentare esponenzialmente la creazione e la raccolta di dati personali degli utenti tramite l’uso di svariati dispositivi connessi e grazie a potenti sistemi di intelligenza artificiale e riconoscimento facciale e ai più precisi sistemi di geolocalizzazione.​


La tecnologia 5G è potenzialmente in grado di aumentare le capacità di
sorveglianza, grazie anche a dati di geolocalizzazione più precisi. In
questo scenario, spiega Ericsson, gli stessi governi potrebbe decidere
di chiedere agli operatori telefonici di disattivare parti della rete
per “colpire” determinati gruppi o aree geografiche


«Un incremento delle informazioni crea un rischio direttamente proporzionale se non si opera per potenziare drasticamente la protezione di queste informazioni», dice Rossella Cardone, Head of Sustainability and Corporate Responsibility di Ericsson per l’Europa e l’America Latina. Negli Stati Uniti Robert Spalding, senior director per la pianificazione strategica presso il Consiglio di sicurezza nazionale ed ex generale di brigata dell’Air Force che in precedenza aveva prestato servizio come addetto alla difesa a Pechino, già da anni denuncia il potenziale rischio del 5G se utilizzato da Paesi o aziende che non tutelano i diritti ua mani. «Se oggi con il 4G che viaggia sui nostri smartphone volessimo “disconnetterci”, sarebbe sufficiente spegnere il telefono o lasciarlo lontano da noi. Con il 5G tutto questo non sarà più possibile, perché la connessione non sarà più sul nostro telefono, sarà ovunque attorno a noi e non potremmo fare nulla per esserne fuori», aveva detto Spalding in un’intervista a novembre 2019.

Proprio la consapevolezza del fatto che la rete mobile del futuro sarà immersiva, deve spingere tutti gli attori coinvolti a una particolare attenzione a tutte le fasi del processo. «La creazione di una rete 5G sicura richiede un approccio olistico piuttosto che concentrarsi sui singoli ambiti tecnici in modo isolato. Solo per fare un esempio, le interazioni tra le fasi di autenticazione dell’utente, la crittografia del traffico, la mobilità e altri aspetti di resilienza della rete devono essere considerati nel loro insieme», spiega Cardone. Secondo l’esperta di Ericsson vanno tenuti in considerazione diversi aspetti legati alla privacy: dallo sviluppo del prodotto che abbia in sé caratteristiche tecniche capaci di garantire una “sicurezza” delle informazioni, alla verifica di queste caratteristiche prima della sua distribuzione e fino alla creazione di uno standard condiviso. «Ericsson lavora da anni per incorporare elementi di privacy in tutte le fasi di sviluppo dei prodotti facendo leva su un proprio modello interno che permette di gestire i rischi durante lo sviluppo di tecnologie software e hardware e garantisce la conformità alle richieste normative come nel caso del Gdpr», spiega la manager, sottolineando come l’azienda sia presente in tutte le principali organizzazioni di standardizzazione che lavorano per la sicurezza e la privacy nelle reti di comunicazione mobile.

Proprio la standardizzazione è un elemento chiave per la sicurezza delle reti del futuro: in questa direzione da tempo lavora il 3GPP ( Third Generation Partnership Project), consorzio industriale internazionale degli operatori che dal lancio della rete 3G lavora per definire standard comuni per le reti di accesso telefoniche. Personalismi e nazionalismi potrebbero infatti più facilmente portare a pericolose conseguenze. Il potenziale del 5G è enorme, ma come tutte le grandi rivoluzioni ha bisogno di essere affrontato e gestito con attenzione e ‘neutralità’ da operatori e governi.

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