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Auto connesse, digitalizzazione e micromobilità chiudono Next Generation Mobility

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Si è conclusa la tre giorni di Next Generation Mobility 2022, che ha visto la partecipazione di  3.500 utenti – in presenza e in streaming – 129 relatori e 105 partner; il prossimo appuntamento è già fissato per l’anno prossimo, dal 10 al 12 maggio.

L’evento sulle tematiche più rilevanti della mobilità urbana e delle merci in programma  al Museo Nazionale dell’Auto di Torino si è chiuso con un trio di argomenti di grande attualità: auto digitale, veicoli in rete e mobilità leggera elettrica e dolce.

La sessione mattutina è stata dedicata ai primi due temi. I relatori hanno illustrato e discusso dell’evoluzione digitale, che è in corso da diversi anni ma che ora sembra accelerare (è freschissimo l’annuncio di Volkswagen relativo alla guida autonoma di livello 4, ossia quella che permette l’automazione totale nell’ambito di aree definite). Questo significa che il veicolo può anche non mettere a disposizione dei suoi occupanti degli strumenti di guida e apre la strada, per esempio, ai robotaxi e alla guida autonoma in autostrada. Mario Nobile, Direttore generale della digitalizzazione del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, ha spiegato le recenti modifiche e le nuove regole della Convenzione di Vienna sulla guida autonoma; mentre Marco Franza, Direttore del servizio clienti a livello globale di IVECO BUS ha evidenziato come l’automazione dei veicoli non significhi solo auto, ma anche trasporto pubblico locale.

La connessione per monitoraggio e controllo di veicoli autonomi oggi non può prescindere dal 5G, tema affrontato da Roberto Fantini di TIM, e dalla messa a punto di standard e pratiche condivise, obiettivo del progetto europeo 5G CARMEN, orientato a fornire una piattaforma multi-tenant in grado di supportare i settori automotive e del trasporto con l’obiettivo finale di abilitare auto a guida autonoma.

La digitalizzazione spinta delle auto garantisce una serie di vantaggi e servizi sia per il conducente e i passeggeri sia per la società. Un esempio è l’utilizzo dei sensori di bordo per monitorare lo stato del manto stradale da parte di auto e autobus che circolano per altre finalità.

L’ultima sessione di Next Generation Mobility ha esplorato i diversi aspetti della mobilità leggera, sia di proprietà sia a noleggio a brevissimo termine (sharing). Andrea Giaretta, segretario di Assosharing e Luca Refrigeri dell’Osservatorio Nazionale della Sharing Mobility hanno presentato lo stato dell’arte dell’utilizzo condiviso di biciclette e monopattini, particolarmente cruciali in un quadro di sviluppo delle città, basato sul concetto urbano e residenziale della “Città in 15 minuti”.

Il ruolo delle amministrazioni cittadine e metropolitane nello sviluppo della mobilità leggera è ormai chiaro, ma la tendenza emergente è il coinvolgimento e il ruolo attivo delle aziende private. Il settore ha trovato anche dal punto di vista dell’offerta nuovi ambiti di sviluppo, come i meccanismi di remunerazione per l’utilizzo della bicicletta (Pin Bike), la multimodalità (LIME) e l’allargamento delle aree servite fuori dall’ambito strettamente cittadino.

Di una certa rilevanza per il settore dei parcheggi, in quanto induce a riflessioni ad ampio respiro, è stata la prima giornata dell’evento,  in cui, fra gli altri, sono stati toccati due  punti focali che termineranno il futuro della mobilità: i dati come esigenza imprescindibile per pianificare e decidere sul trasporto pubblico locale e  la mobilità come servizio (MaaS).

Cristina Pronello, ordinario del Politecnico di Torino, si è concentrata su ciò che dicono i dati relativi alla mobilità delle persone per costruire una classificazione e un modello comportamentale. L’obiettivo è capire come è intesa la mobilità da parte delle persone per comprendere le scelte e le abitudini di spostamento e come intervenire per modificarle.  Basandosi su diversi ambiti geografici, sia relativi al Piemonte sia alla Francia, è possibile identificare quattro grandi gruppi.

  • I “Dipendenti dall’uso dell’auto” percepiscono come un solo vantaggio il comfort, la pulizia e la sicurezza.
  • I “Dipendenti dal tempo” (che danno valore a tutto quello che possono beneficiare personalmente) chiedono un trasporto pubblico dotato di quello che i primi ritengono tipico dell’auto
  • Gli “Scontenti dipendenti dal tempo” che sono i classici utenti del trasporto pubblico
  • I Dipendenti dal piacere di viaggiare eco-friendly che sono gli utilizzatori della mobilità leggera o dolce vogliono entrambi maggiore rapidità e frequenza, non aspettandosi che dal TPL possa venire molto di più.

Si tratta di informazioni che potrebbero rivelarsi utili anche per studi e analisi legati alla sosta, per identificare soluzioni e proporre servizi sempre più profilati sulle abitudini degli utenti.

Articolo a cura della redazione Parcheggi.it

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