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FAQ su 5G ed elettromagnetismo

  1. Che cos’è il 5G? Il 5G è il nuovo standard di comunicazione mobile che consentirà prestazioni notevolmente superiori rispetto a quelle offerte dalle tecnologie precedenti. Il 5G, rispetto al 4G, incrementerà la velocità di trasmissione dei dati fino a 10 volte, il numero di sensori collegabili di 10 volte e ridurrà drasticamente i tempi di latenza, ovvero l’intervallo di tempo che intercorre fra il momento in cui viene inviato un segnale e quello in cui si riceve la risposta richiesta.
  2. Perché il 5G? La progettazione del 5G nasce dalla necessità di preparare le reti all’aumento esponenziale della domanda di traffico dati attesa per i prossimi anni, dovuta alla fruizione sempre maggiore di contenuti video. Inoltre, la ridottissima latenza, la capacità di collegare numerosi dispositivi (non antenne, ma sensori e apparecchi d’utente) e l’altissima capacità di trasmissione e trattamento dati, consentiranno la creazione di ambienti dotati di applicazioni intelligenti in modo diffuso, ovvero ambienti c.d. smart: dalle abitazioni alle strade, dalle fabbriche alle città.
  3. Quali servizi saranno abilitati dal 5G? Il 5G abiliterà il cosiddetto Internet delle Cose (Internet of Things, IoT), permettendo di connettere un grandissimo numero di oggetti in rete tra loro. Tra i principali ambiti applicativi del 5G saranno la robotica applicata alla manifattura, le applicazioni per i trasporti intemodali, la guida assistita ed autonoma, la manutenzione e la formazione arricchita da remoto, la medicina a distanza, il gaming e la sicurezza. Inoltre il 5G costituirà la rete di telecomunicazioni indispensabile per lo sviluppo di altre tecnologie quali Big Data, Cloud ed Edge Computing, Intelligenza Artificiale e Blockchain, Realtà Assistita e Realtà virtuale.
  4. Qual è lo stato attuale della diffusione in Italia? Sono state avviate sperimentazioni tecniche dei servizi applicativi 5G utilizzando le frequenze a 3.6 GHz nelle città di Milano, Bari e Matera, Prato e L’Aquila, Roma e Torino. Il lancio commerciale è avvenuto nel 2019 nelle principali città italiane. Il completamento della rete 5G non potrà però essere compiuto prima di luglio 2022, data in cui saranno disponibili per gli Operatori aggiudicatari le frequenze della banda a 700 MHz. A partire da tale data, gli Operatori dovranno anche soddisfare l’obbligo di copertura di 120 piccoli comuni oggi in condizione di deep digital divide, quale condizione imposta da AGCOM nelle condizioni di aggiudicazione delle frequenze.
  5. Quali frequenze utilizzerà il 5G? Il 5G utilizzerà delle frequenze intorno a 700 MHz, 3.6 GHz, e 26 GHz. Tutte le frequenze del 5G ricadono ampiamente nell’intervallo di frequenze da 0 a 300 GHz i cui potenziali effetti sull’uomo sono stati studiati da decenni dagli organismi internazionali, nell’ambito del Progetto Internazionale Campi Elettromagnetici promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In tale intervallo di frequenze valgono i limiti di esposizione stabiliti a livello internazionale sin dal 1980 ed in Italia dal 2001; pertanto, nelle frequenze utilizzate dal 5G non c’è nulla di nuovo o di ancora non studiato.
    Campi elettromagnetici
  6. Quali sono gli effetti accertati dei campi elettromagnetici sull’uomo? L’unico effetto accertato è il riscaldamento dei corpi: entro i limiti di esposizione di legge, tale riscaldamento per l’uomo è impercettibile, temporaneo e reversibile. L’effetto termico talvolta percepito è più sovente dovuto al riscaldamento delle batterie dei cellulari a contatto con l’epidermide, fenomeno che nulla ha a che fare con i campi elettromagnetici.
  7. Il 5G è pericoloso per la salute umana? Gli effetti per la salute umana non dipendono dalla tecnologia di trasmissione radio 5G, 4G o 3G, ma dipendono dal livello di esposizione ai campi elettromagnetici, che è vincolato dalla legge, quindi gli effetti del 5G non sono pericolosi, come non lo sono quelli delle tecnologie radio delle generazioni precedenti. I limiti delle potenze sono stabiliti da ICNIRP a livello internazionale, 50 volte sotto la soglia di rischio ed in Italia dalle norme di legge, 5.000 volte sotto la soglia di rischio, ovvero in tutti i casi con margini ben superiori a quelli stabiliti in via di precauzione al livello europeo.
    A fronte di molte migliaia di studi effettuati a livello mondiale negli ultimi 30 anni, le istituzioni scientifiche internazionali ed italiane non hanno accertato rapporti di causa- effetto tra i campi elettromagnetici della telefonia mobile e la salute umana.
  8. Si dice che le radio frequenze emettano radiazioni non ionizzanti: che differenza c’è tra radiazioni ionizzanti e non ionizzanti? Le radiazioni ionizzanti (IR) sono radiazioni elettromagnetiche che hanno la capacità di ionizzare, cioè di modificare la struttura degli atomi o delle molecole dei materiali con cui vengono a contatto. Sono utilizzate in ambito medico nella radiodiagnostica (raggi x) e nella radioterapia. Le radiazioni non ionizzanti (NIR) sono radiazioni elettromagnetiche che non producono ionizzazione, ovvero non modificano la struttura a livello atomico o molecolare. Le frequenze utilizzate nelle telecomunicazioni rientrano solo nel novero delle radiazioni non ionizzanti e variano tra 0 e 300 GHz; all’interno di questo intervallo si distinguono i campi a bassa ed alta frequenza, i cui meccanismi di interazione con i sistemi biologici, molto diversi fra loro, sono conosciuti.
  9. Quali sorgenti sono a bassa frequenza? E ad alta frequenza? Sorgenti a bassa frequenza: gli elettrodotti e tutti gli elettrodomestici alimentati a corrente elettrica alla frequenza di 50 Hz (asciugacapelli, rasoi, tostapane, frullatori, aspirapolvere, etc). Sorgenti ad alta frequenza: impianti per la telefonia mobile, telefoni cellulari, impianti di diffusione radiotelevisiva, ponti radio, sistemi per il riscaldamento, la saldatura e l’incollaggio industriale, sistemi radar per il controllo aereo e meteorologico.
  10. Le modalità attuali di controllo delle emissioni saranno ancora valide anche per le reti 5G? Le competenze sui controlli, per le reti 5G, non cambiano e vedono un ruolo centrale delle agenzie di protezione ambientale (ARPA), che mantengono i registri di tutti gli impianti installati dagli operatori con tutti i parametri di progetto su cui vengono poi effettuate le misure di controllo periodiche. Le tecniche di misura e di valutazione previsionale sono definite in Italia in apposite Linee Guida edite dal CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) e sono oggetto di continua revisione e aggiornamento per tenere conto delle tecniche trasmissive introdotte dalle nuove tecnologie.
  11. Vi potranno essere microcelle installate sui lampioni della luce oppure nei tombini? I lampioni della luce o i tombini sarebbero eventualmente trattati come qualsiasi altro supporto e l’esposizione totale rispetterà comunque i limiti di legge, individualmente e cumulativamente.
    Salute e conclusioni degli Enti scientifici (SCHEER, IARC)
  12. Quali sono le evidenze degli effetti dei campi elettromagnetici nel lungo termine sull’uomo? L’Istituto Superiore di Sanità (ISS), massimo organismo italiano in materia di salute pubblica, ha recentemente pubblicato (luglio 2019) un rapporto sullo stato degli studi relativi all’esposizione ai campi elettromagnetici nei quali si ribadisce che non emergono nuovi elementi che possano suscitare motivi di preoccupazione sugli effetti a lungo termine e che i principi adottati per proteggere la popolazione a livello internazionale sono validi. Esistono studi della correlazione tra dati storici di utilizzo dei cellulari e andamento delle malattie oncologiche che non supportano una loro correlazione.
  13. Che cosa afferma lo SCHEER nel suo rapporto del 20 dicembre 2018? Lo SCHEER (Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks) indica che è necessario continuare a studiare gli effetti delle radiofrequenze sull’ambiente e inserisce nel proprio piano di lavoro per il prossimo quadriennio questo tema, nell’ambito di una ordinaria programmazione delle attività. È da notare, inoltre, che rispetto agli effetti sulla salute umana SCHEER conferma le conclusioni del suo antesignano SCENIHR (Scientific Committee on emerging or newly- identified health risks), che si era già espresso più volte sui campi elettromagnetici negli anni precedenti, l’ultima volta nel 2015, affermando che: “I risultati della ricerca scientifica ad oggi disponibili indicano che non esistono effetti nocivi sulla salute se l’esposizione rimane al di sotto dei livelli raccomandati dalla legislazione comunitaria”.
  14. Perché lo IARC ha classificato i campi elettromagnetici “possibili cancerogeni”? Quali sono altri elementi classificati nello stesso gruppo? Nel 2011 lo IARC ha classificato l’evidenza epidemiologica relativa al glioma e al neuroma acustico come “limitata” in base ai risultati di alcuni studi, seppure minoritari, e pertanto ha inserito i campi a radiofrequenza nel gruppo 2B tra gli agenti “possibilmente cancerogeni” per l’uomo. Questa classificazione è la più bassa tra le tre categorie per le quali un ruolo dell’agente in studio nella cancerogenesi è ritenuto plausibile. La stessa categoria – che è anche la più numerosa – annovera elementi quali coloranti, talco e sottaceti. Secondo recenti rassegne degli studi pubblicati successivamente a quella valutazione, l’evidenza relativa al glioma è diventata più debole.
  15. Quali sono le iniziative in corso e prevedibili da parte dello IARC a riguardo della valutazione dell’impatto dei campi elettromagnetici sui biosistemi? Nel programma della IARC per il periodo 2020-2024, tra gli agenti per cui si suggerisce una rivalutazione della classificazione ci sono le “radiazioni non ionizzanti / radiofrequenze”, attualmente in classe 2B (possibili agenti cancerogeni). Questo non vuol dire che la rivalutazione avverrà certamente, né che la classificazione debba necessariamente cambiare: potrebbe restare immutata, o potrebbe anche cambiare riducendo i limiti sotto la soglia attuale di rischio, come accaduto ad esempio per il caffè. Secondo il Ministero della Salute, “Le evidenze scientifiche attualmente disponibili, che includono numerosi studi svolti dopo il 2011, non esaminati dal gruppo di lavoro della IARC, tendono a deporre contro l’ipotesi che l’uso dei telefoni cellulari comporti un incremento del rischio di tumori intracranici, ma diversi studi sono in corso per chiarire le incertezze che permangono.”
  16. Che cosa dice il NTP, che ha effettuato esperimenti su cavie animali, a proposito della validità dei loro esperimenti sui campi elettromagnetici per l’uomo? Nella brochure di pubblicazione dei risultati, NTP specifica che “Le esposizioni utilizzate nello studio non possono essere confrontate direttamente con l’esposizione che gli esseri umani sperimentano quando usano un telefono cellulare… Nei nostri studi, ratti e topi sono stati esposti a radiazioni in radiofrequenza su tutti i loro corpi. Al contrario, l’esposizione per le persone riguarda specifici tessuti locali vicino a dove tengono il telefono. Inoltre, i livelli di esposizione e le durate dei nostri studi erano superiori a quello che le persone sperimentano”.
    ICNIRP
  17. Che cosa è l’ICNIRP? Dove ha sede? Chi lo finanzia? Da quanto tempo opera e quali sono i suoi componenti? La Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP) è una commissione internazionale indipendente creata nel 1992 con sede in Germania. Ha ereditato i compiti del comitato IRPA/INIRC (1973-1992) ed è costituita da presidente, vicepresidente, 12 membri e un segretario scientifico. La Commissione è coadiuvata da 4 Comitati permanenti e da diversi membri consulenti. Le sue attività sono finanziate da istituzioni pubbliche nazionali e internazionali.
  18. Quale garanzie di indipendenza fornisce una istituzione di ricerca privata come ICNIRP? ICNIRP è libero da interessi di parte e il budget si basa sul sostegno concesso da enti pubblici. I membri non possono essere impiegati dall’industria. Sono inoltre tenuti a rispettare la politica di indipendenza dell’ICNIRP e dichiarare i propri interessi personali. Infine, tutte le bozze di linee guida sono rese disponibili online per la consultazione pubblica prima della pubblicazione finale.
    I Valori Limite
  19. Quale è la linea guida di ICNIRP a riguardo della densità di potenza dei campi elettromagnetici? E quali sono i vincoli esistenti in Italia? Il limite di base ICNIRP, definito dalle “Linee guida per la limitazione dell’esposizione a campi elettrici e magnetici variabili nel tempo ed a campi elettromagnetici (fino a 300 GHz)” e recepito dalla raccomandazione UE (1999/519/CE), varia al variare della banda di frequenza considerata. Ad esempio, per la banda a 700 MHz il limite espresso in densità di potenza è di 10 W/m2 (61 V/m); il limite vigente in Italia è di 0,1 W/m2 (6 V/m), fisso per qualsiasi banda di frequenza.
  20. Come ha definito ICNIRP il valore soglia della densità di potenza dei campi elettromagnetici da non oltrepassare? I limiti di esposizione vengono definiti con riferimento all’effetto critico. L’effetto critico è il primo effetto biologico potenzialmente significativo per la salute che si manifesta all’aumentare dell’esposizione. Questo criterio garantisce una adeguata protezione per qualunque soggetto e qualunque modalità di esposizione. Il livello di esposizione della popolazione correlato all’effetto critico è stato ridotto di 50 volte e a tale valore è stato fissato il limite di esposizione internazionale.
  21. Il limite italiano quale rapporto ha rispetto alla linea guida definita da ICNIRP e rispetto alla soglia di rischio termico per la salute? Il limite di esposizione definito da ICNIRP (10 W/m2 per la frequenza a 700 MHz, utilizzate per la telefonia cellulare) è stato fissato prendendo a riferimento un fattore di riduzione pari a 50 volte rispetto alla soglia per la quale sono stati riscontrati effetti sanitari accertati. Nell’intervallo di frequenze utilizzate per la telefonia cellulare, i limiti italiani in termini di densità di potenza (la grandezza direttamente correlata all’assorbimento di energia nel corpo) per la popolazione generale sono tra 20 e 100 volte inferiori a quelli dell’ICNIRP. Il divario cresce all’aumentare della frequenza ed è massimo alle nuove frequenze usate per la tecnologia 5G. Per esempio il limite italiano per le frequenze a 700 MHz di 0,1W/m2 è di 100 volte inferiore a quello dell’ICNIRP, pertanto è 5.000 volte inferiore rispetto alla soglia critica. Il limite italiano è stato fissato arbitrariamente, nel senso che non è giustificato da dati scientifici bensì da un generico atteggiamento di cautela nei confronti dei limiti internazionali, pur improntati al principio di precauzione.
  22. Perché gli operatori di telecomunicazioni hanno proposto l’allineamento dei vincoli italiani ai limiti stabiliti dalle linee guida internazionali? Quali sono le modifiche proposte sui livelli di campo e modalità di misurazione? In media il 62 per cento degli impianti attualmente localizzati in zona urbana risulta non espandibile con gli attuali limiti. Considerando tutto il territorio nazionale, un mancato adeguamento ai limiti raccomandati dall’Ue renderebbe necessaria la reingegnerizzazione o sostituzione di 27.900 impianti nuovi dedicati al 5G, con un maggiore utilizzo del territorio, consumo di energia elettrica e un inevitabile rallentamento dei piani di realizzazione delle reti. 23. Che cosa dice il principio di precauzione? In quali casi il principio di precauzione può essere applicato per modificare i limiti precedentemente stabiliti? Il principio è stato definito nel trattato di Maastricht come “l’adozione di azioni prudenti quando vi è sufficiente evidenza (ma non necessariamente la prova assoluta) che l’inazione potrebbe portare ad un danno e quando le azioni possono essere giustificate in base a ragionevoli valutazioni di costo-efficacia”. Il principio di precauzione è generalmente applicato quando esiste un alto grado di incertezza scientifica e si devono intraprendere azioni di fronte ad un rischio potenzialmente grave senza attendere i risultati di ulteriori ricerche. Peraltro, l’applicazione del principio di precauzione per giustificare divergenza dalla normativa comunitaria richiede una verifica periodica delle ragioni che l’hanno giustificata alla luce di nuove evidenze scientifiche, cosa che in Italia, in materia di elettromagnetismo, non è mai avvenuta. Infine, l’applicazione del principio di precauzione è prerogativa esclusivamente del legislatore, non delle pubbliche amministrazioni locali che hanno il compito di applicare il disposto normativo nazionale.
  23. Quali sono i Paesi europei che hanno adottato ed applicano le linee guida ICNIRP? A livello UE, tutti i Paesi applicano i limiti definiti dalle linee guida ICNIRP eccetto: Italia (0,1 W/m2), Belgio (0,21 W/m2), Grecia (6,0 W/m2), Lituania (1,0 W/m2), Croazia (1,7 W/m2), Bulgaria (0,1 W/m2), Polonia (0,13 W/m2).
  24. Quali sono i Paesi europei che hanno autonomamente adottato vincoli diversi dalle linee guida internazionali? Italia (0,1 W/m2), Belgio (0,21 W/m2), Grecia (6,0 W/m2), Lituania (1,0 W/m2), Croazia (1,7 W/m2), Bulgaria (0,1 W/m2), Polonia (0,13 W/m2).
  25. Le linee guida vigenti di ICNIRP quando sono state emesse? Ci si attende un aggiornamento? Quante e quali ricerche sono state valutate da ICNIRP per l’aggiornamento, su quale arco di tempo? ICNIRP ha emanato nel 1998 le Linee Guida sui limiti all’esposizione alle emissioni elettromagnetiche, prese a riferimento dalla comunità internazionale e dalla Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea del 12 luglio 1999, pubblicata nella G.U.C.E. n. 199 del 30 luglio 1999. ICNIRP ha continuato ad indagare gli effetti delle emissioni elettromagnetiche sulla salute umana, sino alla riformulazione delle Linee Guida, in fase di consultazione pubblica internazionale sino al 9 ottobre 2018, di cui si attende l’emanazione. Tale risultato sarà di rilevante importanza, perché incorpora l’osservazione sul campo degli effetti di lungo periodo.
  26. Che valutazione ha fatto ICNIRP degli studi dell’Istituto Ramazzini e del National Toxicology Program degli USA? Quale è la motivazione della valutazione? L’ICNIRP ha commentato lo studio su animali da laboratorio condotto in Italia dall’Istituto Ramazzini, rilevandone inconsistenze e limitazioni che ne pregiudicano l’attendibilità per condurre ad una revisione dei limiti attuali di esposizione e, più in generale, per definire le regole di esposizione valide per gli esseri umani. In particolare l’ICNIRP ha affermato che sebbene gli studi dell’NTP (National Toxicology Program 2018a, b) e di Falcioni et al. (2018) abbiano utilizzato un numero elevato di soggetti animali, le migliori pratiche di laboratorio e animali esposti per l’intera arco della loro vita, l’esame delle loro scoperte non fornisce la prova che il CEM a radiofrequenza sia cancerogeno. Gli studi non forniscono un corpus di prove coerenti, attendibili e generalizzabili che possano essere utilizzate come base per la revisione delle attuali linee guida sull’esposizione umana. Lo stesso NTP conclude il suo studio affermando che: “Le esposizioni utilizzate nello studio non possono essere confrontate direttamente con l’esposizione che gli esseri umani sperimentano quando usano un telefono cellulare… Nei nostri studi, ratti e topi sono stati esposti a radiazioni in radiofrequenza su tutti i loro corpi. Al contrario, l’esposizione per le persone riguarda specifici tessuti locali vicino a dove tengono il telefono. Inoltre, i livelli di esposizione e le durate dei nostri studi erano superiori a quello che le persone sperimentano”.
    Fake news
  27. Nei 120 comuni sarà effettuata una sperimentazione? Saranno usate onde millimetriche? È vero che l’elenco dei 120 comuni è frutto di un sorteggio? No, non ci sarà alcuna “sperimentazione”, né tecnica, tanto meno sanitaria (totalmente impensabile!); infatti le sperimentazioni tecniche sono limitate alle 7 più grandi città italiane; viceversa, ultimata la costruzione dell’infrastruttura 5G, ai cittadini dei 120 Comuni verrà proposta – a partire dalla seconda metà del 2022 – un’offerta commerciale a cui l’adesione sarà libera, come già avviene per i servizi 3G e 4G;
    l’AGCom ha stabilito che tali Comuni saranno coperti obbligatoriamente dalla rete 5G a partire dal mese di luglio 2022 da parte degli operatori di telecomunicazioni aggiudicatari dei diritti d’uso delle frequenze a 700 MHz, frequenze già in uso nei medesimi Comuni da parte delle reti televisive. L’obbligo di copertura sarà assolto utilizzando nei Comuni in questione le stesse frequenze a 700 MHz che sono già oggi impiegate per le trasmissioni televisive e che saranno, in osservanza a normativa nazionale ed europea, liberate e trasferite in uso agli operatori di telecomunicazioni.
  28. Perché 120 comuni sono stati inseriti negli obblighi di copertura imposti agli operatori di telecomunicazioni? AGCom ha deciso di imporre obblighi (e costi) di infrastrutturazione a carico degli Operatori per garantire un livello di qualità dei servizi 5G omogeneo sul territorio ed evitare il radicamento di situazioni di digital divide.
  29. È vero che le frequenze utilizzate con la tecnologia 5G sono inesplorate e sconosciute? No. La letteratura scientifica sugli effetti dei campi elettromagnetici sulla salute è vastissima, grazie a diverse migliaia di studi, di cui gran parte hanno risultati validi anche per il 5G. Tutte le frequenze utilizzate dal 5G, incluse le onde c.d. millimetriche, sono già oggi utilizzate in altre applicazioni, quali ad esempio i sistemi di sicurezza negli aeroporti,
    e ricadono ampiamente all’interno di quelle già studiate e considerate dalle linee guida internazionali.
  30. È vero che le onde millimetriche non sono mai state studiate in passato su vasta scala? No. Il database più completo e accurato oggi disponibile (quello di EMF-Portal dell’Università di Aquisgrana) in risposta alla ricerca “millimeter waves” (termine con cui si indica generalmente l’intervallo di frequenze entro cui opera il 5G) riporta ad oggi oltre 1.109 pubblicazioni.
  31. È vero che le antenne a frequenze più elevate irraggiano energie superiori rispetto alle onde corte e medie? L’energia del singolo fotone è proporzionale alla frequenza della radiazione, ma quello che conta ai fini dell’esposizione della popolazione è l’energia complessiva emessa dall’antenna, e questa viene regolata in modo tale da rispettare i limiti di legge.
  32. È vero che i campi elettromagnetici delle “small cells” si sommeranno ai campi delle antenne “macro”? La potenza di una antenna si somma nell’ambiente con la potenza delle altre antenne limitrofe? Tutti i campi elettromagnetici prodotti da apparecchiature si sommano, ma i livelli
    ambientali complessivi devono comunque rientrare all’interno dei limiti di esposizione della popolazione previsti dalla normativa italiana. Per questo motivo l’installazione di antenne è regolata e controllata a livello progettuale dalle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA), affinché l’eventuale sovrapposizione di campi elettromagnetici di fonte diversa non superi cumulativamente i limiti massimi consentiti.
    Al riguardo occorre tenere presente che l’intensità del campo elettromagnetico si riduce molto rapidamente con la distanza dal confine della zona di rispetto non accessibile al pubblico, unico punto dove il campo elettromagnetico può essere pari al valore massimo consentito.
  33. La risposta a questa domanda è la medesima o sarà diversa quando la rete diventerà più fitta e prevederà l’installazione di microcelle? Non cambierà nulla, varranno sempre e comunque le regole generali vigenti.
  34. È vero che le imprese di telecomunicazioni spingono per “un innalzamento dei limiti di legge per inquinare a loro piacimento”? No. Le imprese di telecomunicazioni auspicano un allineamento ai limiti raccomandati a livello internazionale e comunitario, che sono rispettosi della salute delle persone, non mostrano effetti dannosi sui biosistemi e sono oggetto di stretto controllo (anche preventivo) da parte delle autorità ambientali preposte.
  35. È vero che l’utilizzo del 5G può provocare problemi di salute agli animali? No. Essendo gli animali esseri biologici, le ricerche svolte sugli effetti sui biosistemi dell’esposizione ai campi elettromagnetici, utili anche ad accertare se la tecnologia 5G abbia effetti sull’uomo, sono valide anche per escludere effetti negativi sugli animali. Ad oggi, il consenso scientifico basato sul bilancio delle evidenze, non ha indotto alla modifica delle raccomandazioni internazionali, che si confermano tali da garantire una adeguata tutela della salute. Gli unici studi scientifici che hanno raggiunto la conclusione che i campi elettromagnetici delle onde radio possono causare neoplasie a carico di alcuni organi di cavie animali sono stati effettuati dal National Toxicology Program (NTP) e dall’istituto Ramazzini. Al riguardo l’ICNIRP ha commentato lo studio su animali da laboratorio condotto in Italia dall’Istituto Ramazzini, rilevandone inconsistenze e limitazioni che ne pregiudicano l’attendibilità per condurre ad una revisione dei limiti attuali di esposizione e, più in generale, per definire le regole di esposizione valide per gli esseri umani. Gli studi non forniscono un corpus di prove coerenti, attendibili e generalizzabili che possano essere utilizzate come base per la revisione delle attuali linee guida sull’esposizione umana. Lo stesso studio NTP conclude il suo studio affermando che: “Le esposizioni utilizzate nello studio non possono essere confrontate direttamente con l’esposizione che gli esseri umani sperimentano quando usano un telefono cellulare… Nei nostri studi, ratti e topi sono stati esposti a radiazioni in radiofrequenza su tutti i loro corpi. Al contrario, l’esposizione per le persone riguarda specifici tessuti locali vicino a dove tengono il telefono. Inoltre, i livelli di esposizione e le durate dei nostri studi erano superiori a quello che le persone sperimentano”.
  36. È vero che l’utilizzo del 5G porterà ad un abbattimento degli alberi o danneggerà in qualche modo le piante? No. Non è vero che la realizzazione della rete 5G porterà ad un abbattimento degli alberi o danneggerà le piante. Gli alberi, avendo una massa fisica, come anche tutte le strutture costruite dall’uomo, potrebbero diminuire l’efficienza della rete 5G; tuttavia, essendo questo un problema strutturale, ne verrà tenuto conto in fase di progettazione degli impianti. Per quello che riguarda invece la possibilità, sostenuta da un’unica
    pubblicazione del Dr. van Lammeren, che il WI-FI (non il 5G) faccia male alle piante, non ci sono prove sperimentali in grado di sostenere questa tesi; la ricerca stessa non sembra essere giunta a conclusione alcuna e non sembra dimostrare nulla con certezza.
  37. Ci sono studi in corso a questo riguardo? Si, come per tutto quanto riguarda il 5G e l’utilizzo dei campi elettromagnetici. Già ad ottobre del 1999 ICNIRP organizzò un seminario internazionale sul tema. Attualmente, nell’ambito dell’ordinaria attività di programmazione della propria attività, lo SCHEER (Comitato scientifico dell’Unione europea per i rischi sanitari, ambientali ed emergenti – Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks) ha inserito nel proprio programma di lavoro lo studio dei “potenziali effetti sull’ambiente naturale dei campi elettromagnetici” per il quadriennio 2020-2024, senza accompagnare tale indicazione con particolari segnalazioni di rischio o di urgenza. L’attività di revisione della pericolosità degli agenti che vengono studiati dalle agenzie internazionali è ordinaria e continua; insieme alle radiofrequenze, nel programma di lavoro per ilquadriennio 2020-2024 compaiono altri 13 campi di indagine.
  38. È vero che il 5G porterà milioni di antenne sul territorio, fino ad 1 milione di antenne per chilometro quadrato? No, questa credenza è frutto di un equivoco. I criteri di progettazione del 5G consentiranno di collegare fino ad 1 milione di sensori per chilometro quadrato, mentre non vi sarà alcuna necessità di installare un simile numero di antenne, che sono apparati radianti a differenza dei sensori.
  39. È vero che esistono evidenze epidemiologiche certe di aumenti dei tumori in conseguenza dell’enorme e rapido sviluppo della telefonia mobile? No, è vero il contrario. Secondo il Rapporto Istisan 19/11 dell’Istituto Superiore di Sanità in merito al rischio di tumori cerebrali in relazione all’esposizione a radiofrequenze da telefoni mobili, i dati ad oggi disponibili suggeriscono che l’uso comune del cellulare non sia associato
    all’incremento del rischio di alcun tipo di tumore cerebrale. Fondamentali per tali conclusioni sono le indagini condotte in diversi paesi tra i quali USA, Paesi nordici e Australia, non mostrano una correlazione tra i due fenomeni: mentre la telefonia mobile e l’utilizzo dei telefoni cellulari è cresciuto esponenzialmente, l’incidenza di tumori su larga scala è rimasta pressoché costante nello stesso arco di tempo. Tra i più recenti studi possiamo
    citare quello a prima firma Ken Karipids, dell’Arpansa (L’Agenzia australiana per la protezione dalle radiazioni e la sicurezza nucleare), che ha indagato i dati epidemiologici australiani dei tumori del cervello, gliomi e glioblastomi nei periodi 1982-1992, 1993-2002, 2003-2013, non rilevando alcuna correlazione con l’uso dei telefoni mobili (“Conclusions: In Australia, there has been no increase in any brain tumour histological
    type or glioma location that can be attributed to mobile phones.”)
  40. C’è correlazione tra esposizione alle onde elettromagnetiche e malattie tumorali? No. L’andamento dei dati storici delle malattie oncologiche non supporta la correlazione con la diffusione dell’utilizzo dei cellulari.
  41. L’utilizzo del 5G può portare dei problemi di privacy agli utenti? No, il 5G presenta comunicazioni nativamente criptate, per cui il contenuto delle
    comunicazioni è molto più al sicuro. Sotto il profilo del trattamento dei dati, l’Europa è il posto al mondo con le regole più avanzate e stringenti; il regolamento per la protezione dei dati personali (GDPR) prevede il principio di “privacy by design”, cui saranno improntati i servizi più avanzati. I gestori delle reti di telecomunicazioni sono richiesti ed impegnati ad assicurare il pieno rispetto dell’applicazione del GDPR a riguardo dei dati
    che transitano sulle proprie reti.
    Elettrosensibilità
  42. Che cosa è la elettrosensibilità elettromagnetica? Nel 2005 la OMS[6] ha raccomandato di utilizzare il termine “Intolleranza ambientale idiopatica” (IAI), ritenendo improprio il termine “elettrosensibilità”. La locuzione utilizzata (IAI) ha carattere generale, ovvero raggruppa condizioni patologiche varie delle quali non si conosce l’origine ed è eziologicamente neutrale. L’intolleranza ambientale idiopatica non è riconosciuta come una vera e propria malattia dall’Organizzazione mondiale della sanità e dalla comunità scientifica. La principale obiezione è la mancanza di evidenze scientifiche di un rapporto di causa-effetto tra sintomi e esposizione. Molti studi in doppio cieco sono stati pubblicati, ognuno dei quali suggerisce che coloro che affermano di essere malati non riescono a distinguere la presenza del campo elettromagnetico. Non è emersa alcuna correlazione tra sintomi e esposizione effettiva ai CEM, ma è stata individuata una correlazione tra sintomi e convinzione di una esposizione (effetto nocebo). Si considera virtualmente impossibile che i campi di bassa intensità nelle vicinanze delle stazioni radio base diano luogo a variazioni delle funzioni cognitive. Nonostante ciò, esistono chiare indicazioni di un’associazione tra disturbi aspecifici e residenza vicino a stazioni radio base o antenne di altro tipo; secondo il Consiglio Sanitario dei Paesi Bassi (2000) è plausibile che la paura dei campi elettromagnetici (“radiazioni”) contribuisca a questo effetto.
    Considerazioni giuridiche
  43. Una sentenza di Ivrea sembra confermare il nesso causale tra esposizione alle onde elettromagnetiche e tumore; anche quella emessa dalla Corte di Cassazione il 12 ottobre 2012 ha riconosciuto l’invalidità causata dall’utilizzo del telefono cellulare: che cosa dicono queste sentenze a riguardo della pericolosità dei campi elettromagnetici? Il Tribunale di Ivrea ha riconosciuto l’esistenza di un nesso tra l’abuso del cellulare e l’insorgenza di un cancro al cervello. Nella sentenza viene solo citata la valutazione della IARC del 2011 sui CEM. A ottobre 2012, la Corte di Cassazione ha riconosciuto una pensione di invalidità al manager Innocente Marcolini. Secondo la sentenza, il tumore benigno al nervo trigemino di cui soffriva il manager era attribuibile a un uso eccessivo del cellulare (5-6 ore al giorno per oltre 10 anni) il quale funziona attraverso onde elettromagnetiche. Nonostante la sentenza, la prima in Italia, che ha indicato un nesso di causalità tra un uso intensivo del cellulare e un tumore, molti esperti hanno ribadito che la decisione della Cassazione non trova solida giustificazione nella scienza poiché non esistono prove scientifiche di un nesso di causa ed effetto generalizzabile tra l’uso dei cellulari e i tumori del collo e della testa, tra cui quello al nervo trigemino. Va inoltre sottolineato che la sentenza è stata dettata in sede civile per riconoscere una pensione di invalidità, senza pretesa quindi di configurare “letteratura scientifica”. Peraltro, esistono anche sentenze di segno opposto, ad esempio la sentenza 39/2015 del tribunale di Cremona.
  44. È vero che nei cantoni svizzeri di Ginevra, Vaud, Neuchâtel e Giura è stata approvata una moratoria del 5G fino a che non si sia in possesso di studi che ne possano garantire l’innocuità per la salute umana? È stata approvata una moratoria sull’installazione delle antenne 5G sul territorio cantonale, fintanto che studi scientifici indipendenti non siano in grado di dimostrare che tale tecnologia non rappresenta un rischio per la salute delle persone (fino al rapporto su questa nuova tecnologia dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM)). A Berna invece la politica federale la pensa diversamente: tramite un comunicato la Confederazione ha stabilito che i Cantoni che hanno introdotto moratorie contro l’installazione di antenne hanno superato le proprie competenze, definendo illegale qualsiasi moratoria cantonale o comunale.
  45. È vero che nella regione di Bruxelles, il ministro per l’Ambiente, Céline Fremault, ha bloccato il 5G dichiarando: “gli abitanti di Bruxelles non sono cavie di laboratorio” La notizia che il governo di Bruxelles avrebbe bloccato il 5G è parzialmente vera. Come riporta il quotidiano belga L’Echo nell’intervista alla Ministra dell’Ambiente Céline Fremault, il processo legislativo per l’impiego e la diffusione del 5G è avviato e il 90% del lavoro è già stato fatto. A Bruxelles, la diffusione del 5G si presenta più come un problema tecnico che sanitario ed è legato al sistema governativo interno. La Ministra dell’Ambiente Céline Fremault, sollecitata su Twitter a proposito della sua decisione, il 1° aprile 2019 ha risposto che Bruxelles «potrà essere pronta nel 2020 ad accogliere il 5G» e che «tutti i pareri [che lei ha] sollecitato (compresi quelli per la salute) sono positivi».