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5G driver della ripresa: basta fake news, è l’ora di investire

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Articolo di Patrizia Licata, CorCom

La nuova tecnologia mobile emerge come infrastruttura essenziale per affrontare la crisi. Ma occorre spingere sulla domanda e sulla formazione digitale. Sull’elettrosmog troppa disinformazione: a rischio la competitività dell’Italia

In un’Italia chiamata a uno sforzo collettivo per la ripresa dopo il lockdown da covid-19, l’infrastruttura digitale gioca un ruolo fondamentale per rilanciare la competitività delle imprese e dell’economia intera. Mai come ora è il momento del 5G, lo standard mobile direttamente collegato con l’industria, ma anche la formazione, la sanità, i servizi al cittadino. Il nuovo indice Desi della Commissione europea ci riconosce il vantaggio competitivo acquisito con le sperimentazioni del 5G, anche se siamo il fanalino di coda nelle competenze digitali. Ma sul cammino dell’infrastrutturazione digitale italiana c’è un altro ostacolo: la valanga di fake news che, nei mesi del lockdown, hanno correlato il 5G e l’epidemia di coronavirus, creando un infondato clima di sfiducia che mina la crescita dell’Italia. Di questi temi si è discusso nel webinar “Il 5G asse dei territori, così l’Italia colmerà il digital divide”, in cui il Direttore di CorCom Mila Fiordalisi ha approfondito con esperti del mondo istituzionale e accademico le questioni fondamentali che ruotano intorno alla nuova tecnologia per le comunicazioni mobili e alla sua implementazione in Italia.
Gropelli (Etno): “Più investimenti e più incentivi alla domanda”

“La ripresa di qualità non può prescindere dalle infrastrutture e quindi dalle reti di telecomunicazione”, ha affermato Alessandro Gropelli, Deputy Director-General- Director of Strategy & Communications di Etno. “I paesi digitalizzati hanno prospettive di crescita migliori e durante il lockdown hanno assorbito meglio gli impatti“.

L’Unione europea ha messo in campo ben 1.000 miliardi di euro per la ripresa post-coronavirus, ma nel nostro continente resta il nodo degli investimenti e dei brevetti. “Gli investimenti pro capite su 5G e fibra sono minori in Europa rispetto ad Asia e America, perché gli investitori vedono il nostro mercato come troppo regolamentato e frammentato”, ha affermato Gropelli. “In più da noi manca il venture capital per le start-up, tanti progetti di innovazione nel campo consumer prendono la via degli Usa e nei brevetti su AI e 5G ancora una volta Asia e Stati Uniti sono più attivi”.

Che fare, dunque, per accelerare su 5G? “Concentrare le politiche pubbliche non solo sul lato dell’offerta ma su quello della domanda“, ha sottolineato Gropelli. “Questo è particolarmente importante per l’Italia; gli italiani usano poco internet e hanno poche skill digitali. Ma se si fa la rete 5G e nessuno la usa il valore sociale è zero. Bisogna digitalizzare le persone e le pmi”.

Il rappresentante dell’Etno ha evidenziato ancora la necessità di gestire diversamente lo spettro radio: “Le aste dello spettro non devono servire solo per fare cassa, le telco hanno speso una quantità enorme di soldi che avrebbero potuto investire in antenne e fibra ottica”.

Gropelli ha infine toccato la questione della disinformazione su 5G e emissioni elettromagnetiche: “Le notizie false rischiano di costare caro al sistema paese. Sono preoccupato dagli oltre 300 Comuni in Italia che hanno deciso di fermare il 5G, nonostante le rassicurazioni dell’Ue e delle organizzazioni internazionali. Rischiamo un ritardo infrastrutturale e una perdita di competitività di cui vedremo le conseguenze tra anni, quando sarà troppo tardi”.
Capone (Polimi): “Nel 5G le applicazioni fanno la differenza”

L’Italia si colloca al terzo posto nell’indice Desi dell’Ue per quanto riguarda l’indicatore sulla preparazione al 5G. Da noi il 94% dello spettro armonizzato a livello Ue per la banda larga senza fili è stato assegnato. Le sperimentazioni del 5G, iniziate nel 2017, sono ancora in corso, sia nell’ambito del programma lanciato dal Ministero dello sviluppo economico “5 città per il 5G”, sia in base agli accordi volontari tra operatori e comuni. Nel 2019 alcuni operatori italiani hanno avviato la commercializzazione delle offerte 5G nelle principali città. Ma l’elemento importante, ha sottolineato Antonio Capone, Preside Scuola di Ingegneria Industriale e dell’Informazione Politecnico di Milano, è che l’Italia “ha sperimentato già le applicazioni della tecnologia e questo fa la differenza. Ora dobbiamo concentrarci proprio sugli applicativi per capire in quali ambiti di mercato il 5G è pronto e può imprimere la svolta”.

Capone ha ricordato come, durante il lockdown, la connettività veloce ha dato impulso alla telemedicina, con consulti, diagnostica e monitoring remoti, e ha mostrato che avere connessioni mobili veloci, affidabili e a bassissima latenza è il pilastro per l’industria 4.0, che conta in misura crescente sull’automazione, ma anche per i settori dell’intrattenimento e della formazione.

Adesso, per dare il colpo di acceleratore, “Dobbiamo spingere anche sul Fixed wireless access (Fwa), che aiuta a servire più aree più rapidamente”, ha continuato Capone. Ma, ancora una volta, vanno combattute con forza le fake news: “La disinformazione è alimentata ad arte e ci sono responsabilità non solo da parte dei social media, ma anche di grandi testate e siti web accreditati che non verificano fonti e notizie”.
Zeni (Cnr-Irea): “Elettromagnetismo, il 5G è promosso”

Sul tema delle emissioni elettromagnetiche è intervenuta Olga Zeni, biologa all’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente (Cnr-Irea). “Gli unici effetti accertati da esposizione a campi elettromagnetici sono quelli a breve termine, effetti acuti termici che si instaurano solo sopra determinati valori”, ha sottolineato Zeni. “Su questi valori si basa la normativa internazionale che ha fissato livelli sono molto cautelativi; le norme italiane sono ancora più prudenti. La popolazione teme, però, gli effetti a lungo termine”, ha proseguito la biologa, “ma questi non sono mai stati dimostrati. Non ci sono prove certe di altri effetti dei campi elettromagnetici a parte gli effetti termici, da cui i limiti elettromagnetici internazionali ci tutelano”.

Le fake news proliferate, in particolare sui social network, relativamente alla correlazione fra il 5G e la diffusione del coronavirus hanno già sortito atti di vandalismo, minacce e violenze contro i tecnici delle aziende telecom, in Europa e anche nel nostro Paese. Sono poi arrivate le ordinanze da parte di sindaci su tutto il territorio nazionale per bloccare l’installazione delle nuove antenne, tanto che l’Anci ha deciso di realizzare una guida utile a comprendere il 5G sia negli aspetti tecnologici sia nelle questioni legate alle emissioni elettromagnetiche.

“Nel passaggio al 5G, ci siamo spostati verso frequenze più elevate e le onde millimetriche, ma non ci sono differenze con le frequenze usate nelle generazioni mobili precedenti”, ha sottolineato Zeni. “Studi dedicati al 5G in quanto segnale al momento non ci sono, ma gli esperti internazionali pensano che non sia cambiato nulla sull’elettromagnetismo con il 5G”.

A marzo la International commission on non‐ionizing radiation protection (Icnirp), associazione indipendente che vigila sulla sicurezza delle radiazioni non ionizzanti per l’uomo e per l’ambiente, ha affermato di non aver raccolto alcuna prova che suggerisce che le tecnologie 5G rappresentino un rischio per la salute umana. La decisione è arrivata dopo uno studio scientifico durato sette anni.
Squittieri (Comune di Prato): “Servono più competenze digitali”

Le sperimentazioni che l’Italia ha, da vero pioniere, già avviato sul 5G hanno evidenziato i vantaggi per il nostro tessuto industriale e la capacità della nuova tecnologia mobile non solo di aprire a innumerevoli casi d’uso ma di mettere in moto un intero ecosistema digitale che va dalle telco alle università passando per imprese e start-up. Sono gli elementi evidenziati da Benedetta Squittieri,  Assessore al bilancio, sviluppo economico, innovazione e agenda digitale, personale del Comune di Prato. La cittadina toscana è stata selezionata per la sperimentazione del 5G per la forte presenza di imprese del tessile e della moda e per la capillare presenza di fibra ottica, ma gode anche dell’appartenenza a un più vasto ecosistema che include altre città e altre imprese del territorio. “Il 5G è stata una grande occasione”, ha sottolineato Squittieri; “fin da subito abbiamo lavorato per far capire il valore del 5G alle imprese. E il 5G ci ha permesso anche di gestire meglio l’emergenza coronavirus”.

“Qui ci sono tante microimprese che il 5G permette di collegare tra loro e che grazie all’infrastruttura 5G possono avere macchinari interconnessi, fare trasferimento tecnologico e monitoraggio industriale da remoto”, ha proseguito Squittieri.

Fondamentale è il collegamento col mondo della ricerca, da cui arrivano nuove tecnologie e applicazioni per l’industria. “Stiamo anche lavorando con la Regione Toscana sul centro competenze 5G per formare figure che entrano nella filiera produttiva delle piccole e anche micro-imprese del tessile”, ha affermato Squittieri. “Le competenze restano il nodo maggiore, servono skill sia tecnologiche che manageriali”.

Prato andrà dunque avanti sul 5G, anche una volta finita la sperimentazione, “ma è chiaro che servono in generale le infrastrutture di ultra banda-larga in tutte le abitazioni: il coronavirus ha reso più evidente un bisogno di connettività veloce che già esisteva”, sottolinea Squittieri. Quanto ai Comuni che osteggiano il 5G: “Mancano le conoscenze”, afferma Squittieri. Bene dunque il vademecum dell’Anci, ma è l’intero ecosistema della comunicazione ai cittadini che deve muoversi, per fornire informazioni corrette e vanificare l’impatto delle tante “bufale”.

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