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Huawei, con il 5G una risposta più efficace alla pandemia

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Articolo di Redazione, ANSA

Parla Chen: non siamo legati al governo cinese, nessun incidente

“Con la pandemia probabilmente abbiamo avuto modo di riflettere sul fatto che se avessimo iniziato prima a implementare il 5G, forse avremmo avuto la possibilità di trattare questa crisi sanitaria pubblica con più efficacia” sotto vari punti di vista, dalla formulazione del vaccino alla messa in atto di misure di prevenzione del contagio. Lo afferma Catherine Chen, President of the Public Affairs and Communications Dept e membro del cda di Huawei, in un’intervista all’ANSA in cui evidenzia il ruolo delle nuove tecnologie e smentisce il legame tra il colosso delle tlc e il governo cinese.

Vista l’utilità delle nuove reti 5G, “prevedo che le persone diventeranno più favorevoli a questa tecnologia”, dice Chen secondo la quale “tecnologie come il 5G, l’intelligenza artificiale, il cloud e i big data in futuro saranno utilizzate sempre di più anche in uno scenario misto. Da questo punto di vista vedo già un’attenzione molto dinamica da parte di tutti i Paesi”. “In Cina – aggiunge – anche se con il lockdown tante persone hanno dovuto rallentare il ritmo di lavoro, abbiamo accelerato l’implementazione del 5G e per quest’anno abbiamo l’obiettivo di implementare 550.000 base station 5G”.

Tra i vantaggi delle reti di nuova generazione c’è anche quello economico. “Quando abbiamo iniziato con il 2G e il 3G, esistevano standard molto diversi, mentre adesso con il 4G e il 5G abbiamo standard più unificati. Questo – rileva la manager di Huawei – porta un grande beneficio: tutti i provider seguono lo stesso standard per produrre i dispositivi e ciò comporta un costo molto più basso rispetto al dover seguire standard diversi per le diverse aree geografiche. Il che implica anche un costo dei servizi più basso per i consumatori”.

Nell’intervista Chen torna a smentire il legame tra Huawei e governo di Pechino, addotto dagli Stati Uniti come ragione per i timori di spionaggio. “Huawei è una società il cui capitale è detenuto per intero dai suoi dipendenti. Non c’è nessun ente né governativo né straniero che detiene le azioni della società”.
“Nei 33 anni della nostra storia abbiamo servito e stiamo ancora servendo oltre 3 miliardi di persone nel mondo, dal punto di vista sia dell’infrastruttura di rete sia dei dispositivi come tablet e smartphone”, sottolinea. “Abbiamo un’ottima track history e non sono mai stati riscontrati incidenti” di sicurezza.
Come società cinese, Huawei si trova a operare secondo gli “standard ristretti degli Usa, del Regno Unito e di altri Paesi. Abbiamo sempre collaborato con questi Paesi dimostrando la massima disponibilità e trasparenza – rimarca Chen – e finora non sono stati rilevati problemi”.

Tornando alla pandemia, Chen evidenzia come tra le popolazioni mondiali “oggi esista ancora un divario molto ampio dal punto di vista tecnologico” e “questa crisi sanitaria pubblica ci ha fatto riconoscere meglio le vere sfide che stiamo affrontando. Metà della popolazione mondiale non ha ancora internet, un miliardo di persone non hanno ancora accesso alla banda larga mobile”.
“L’obiettivo di Huawei, con il progetto Tech4All, è che tutti possano beneficiare dell’inclusione digitale”, spiega Chen. “Lavoriamo su diversi ambiti, ad esempio la parità di accesso all’istruzione. Stiamo portando la connettività nelle zone povere per dare la possibilità a donne, bambini e giovani che non possono andare a scuola di avere un’occasione di formazione a distanza. Inoltre nelle aree remote africane stiamo facendo formazione sia alle donne che agli imprenditori che hanno avviato startup, per aiutarli ad avere un accesso più diretto alla tecnologia”.
Le iniziative riguardano anche la protezione ambientale. “Abbiamo un progetto in collaborazione con alcune organizzazioni per proteggere le foreste pluviali”, prosegue Chen. “Usiamo vecchi smartphone e tablet come sensori per rilevare, grazie all’intelligenza artificiale, i rumori relativi all’abbattimento degli alberi. Abbiamo implementato questo progetto in più di 10 Paesi e lo stiamo estendendo ad altre aree”

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