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Colao è ministro dell’Innovazione: cosa potrebbe fare su fibra ottica, 5G e pagamenti elettronici

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Articolo di Massimiliano Di Marco, DDAY.it

 

A giugno 2020, Vittorio Colao supervisionò un piano per far ripartire l’Italia. Ora è ministro dell’Innovazione del Governo Draghi: ecco cosa potrebbe fare.

Il “piano Colao” era un insieme di iniziative che avrebbero dovuto concretizzarsi per far ripartire l’Italia nella fase 2, ossia dopo il lockdown della primavera 2020. L’allora presidente del consiglio, Giuseppe Conte, aveva dato a Vittorio Colao, noto soprattutto per essere stato amministratore delegato del gruppo Vodafone per molti anni, il mandato di guidare una task force che predisponesse un programma su varie aree, dai trasporti alle scuole fino alla digitalizzazione.

Quel piano finì poi nel nulla; ma ora Colao è stato nominato ministro dell’Innovazione tecnologica e la transizione digitale dal presidente del Consiglio Mario Draghi: quel “piano Colao” potrebbe insomma diventare il punto di partenza per i progetti del ministero ora guidato dall’ex manager di Vodafone. In particolare, perché il secondo campo di applicazione per quantità di fondi ricevuti dall’Unione Europea come parte del Next Generation EU, stando a quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, è proprio la digitalizzazione: 48,7 miliardi di euro, seconda solo alla “rivoluzione vere e transizione ecologica” (74,3 miliardi).

Fibra ottica: sfida al divario digitale e voucher per gli ISEE bassi
Nel piano supervisionato da Colao, alla base del piano di ripartenza dell’Italia digitale c’è la fibra ottica e, in generale, l’abbandono del divario digitale che ha rallentato il Paese per troppo tempo: e tale divario digitale è diventato ancora più rumoroso durante la pandemia, in virtù della forte adozione di didattica a distanza e lavoro da remoto. Nel documento del “piano Colao” è stato scritto che “l’Italia ancora soffre rispetto ai Paesi più avanzati” e che sia necessario “garantire in tempi rapidi l’accesso universale e ubiquo alla connettività ultra-broadband”.

Un obiettivo ambizioso: da raggiungere, innanzitutto, attraverso la creazione di un piano nazionale di sviluppo della fibra ottica e l’apertura di gare per la realizzazione della copertura in FTTH nelle aree grigie. Il “piano Colao” sottolineava anche l’esigenza di “rivedere gli impegni di copertura per le aree C/D” ossia quelle bianche, dove l’investimento è unicamente pubblico: a causa della bassa densità di potenziali clienti, i privati non vi investono in quanto non rientrerebbero nei costi (si parla, infatti, di zone a fallimento di mercato).

Come ulteriore strumento per aumentare l’accesso alla banda larga, il piano prevedeva, inoltre, di finanziare e concedere dei voucher alle famiglie con ISEE basso per l’attivazione di linee FTTH o FTTC.

Pagamenti elettronici: la sfida al contante. Per il 5G Colao suggerì di alzare i limiti di emissione
Anche su pagamenti elettronici e il 5G, Colao e la sua task force trovarono alcuni punti fermi sui quali costruire il percorso di rinnovamento digitale. Nel primo caso, riducendo le commissioni per gli esercenti attraverso un accordo con il sistema bancario e l’implementazione di misure “di disincentivazione all’utilizzo del contante per ammontari rilevanti”, fra cui togliere le banconote da 200 e 500 euro e l’applicazione di una ritenuta pari al 5% a titolo d’acconto sull’IRPEF “sui prelievi che eccedono un limite fisiologico”.

Sul 5G, invece, Colao propose un cavallo di battaglia degli operatori: alzare i limiti di emissione per favorire lo sviluppo della nuova generazione di reti mobili. Attualmente, l’Italia prevede un limite di 20 V/m, che si abbassa a 6 V/m nelle aree “ad alta presenza umana”. La Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni non Ionizzanti (cioè l’ICNIRP) suggerisce a livello europeo un limite, già di per sé cautelativo, di 61 V/m: è evidente come l’Italia sia fortemente restrittiva.

Perché tale limite ostacola lo sviluppo del 5G in Italia? Per creare una copertura omogenea gli operatori devono installare più antenne, proprio per rispettare i limiti vigenti; ciò comporta, quindi, costi più alti rispetto ad altri Paesi europei.

Per Colao e la sua task force, bisognerebbe quindi almeno alzare i limiti italiani: o fino a quanto suggerito dall’ICNIRP (come in Francia, Germania e Spagna) oppure trovando un compromesso, come hanno invece predisposto Grecia (47 V/m) e Belgio (31 V/m).

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