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Il 5G rilancerà la crescita ma via gli ostacoli burocratici per colmare il digital divide

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Articolo a cura di Emanuele Iannetti (Presidente e Amministratore Delegato Ericsson Italia), La Stampa

L’accelerazione della crescita può essere superiore a quanto riportato nel PNRR se riusciamo ad attuare riforme efficaci e mirate a migliorare la competitività della nostra economia

In questi mesi di emergenza sanitaria abbiamo potuto continuare a lavorare, studiare, e mantenere vive le relazioni socio-economiche grazie alle infrastrutture digitali. Le reti, sia fisse che mobili, si sono dimostrate in grado di gestire senza alcun problema i picchi di traffico e la spostamento delle utenze dalle aree urbane a quelle suburbane. Gli operatori inoltre hanno accelerato, per quanto possibile, la copertura del territorio in fibra. Esiste tuttavia un forte squilibrio territoriale e un digital divide che penalizza soprattutto il Sud d’Italia, le aree interne e alcuni distretti industriali. Questo quadro è charamente delineato nel Digital Economy and Society Index (DESI) regionale 2020 dal quale emerge, tra le altre cose, che a prescindere dalle infrastruture, le regioni italiane si sono presentate alla vigilia della pandemia con sensibili differenze territoriali soprattutto nell’area del capitale umano dove, anche le regioni migliori, hanno prestazioni lontane dalla media dell’Unione Europea.

Visto questo scenario, la capacità di dotare il Paese di reti sempre più capillari, performanti e affidabili è divenuto uno dei principali obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sul quale c’è stata grande convergenza da parte delle imprese e del governo.

I 6,31 miliardi stanziati dal Governo nel PNRR per le reti ultraveloci, la banda larga e il 5G rispondono all’ambizione dell’Italia di raggiungere gli obiettivi europei di trasformazione digitale. Il Piano è accompagnato da un corposo pacchetto di riforme, che toccano, tra gli altri, gli ambiti della pubblica amministrazione, della giustizia, della semplificazione normativa e della concorrenza.

Nell’ambito della semplificazione normativa, è il momento di eliminare gli ostacoli burocratici per la concessione dei permessi per l’installazione delle antenne, che impediscono agli operatori di investire capillarmente in tempi rapidi nell’implementazione delle reti 5G, nonché armonizzare i limiti elettromagnetici italiani a quelli Europei. È arrivato infatti il tempo di aggiornare le norme sui limiti, per tener conto dei progressi scientifici e tecnologici in materia.Saranno poi a mio avviso fondamentali anche le misure orientate a stimolare la domanda di connettività 5G, sotto forma di incentivi sia ai cittadini che alle imprese, motivando queste ultime ad investire per digitalizzarsi e recuperare così la competitività necessaria per concorrere alla pari in Europa.

Linee di produzione flessibili, processi logistici automatizzati, monitoraggio e analisi dei dati in tempo reale: il futuro dell’industria e della logistica farà leva sulla digitalizzazione e su use case verticali destinati alle diverse filiere. I porti, gli interporti, le aziende possono ad esempio liberarsi dai cavi e sfruttare i punti di forza del 5G –  bassi tempi di risposta, alte velocità e requisiti di sicurezza avanzati – per abbracciare il paradigma dell’industria 4.0 ed essere più competitivi a livello internazionale.

L’accelerazione della crescita può essere superiore a quanto riportato nel PNRR se riusciamo ad attuare riforme efficaci e mirate a migliorare la competitività della nostra economia. Da un recente studio di Analysys Mason, commissionato da Ericsson e Qualcomm, emerge chiaramente come il 5G sia da considerare come abilitatore, una piattaforma di open innovation, determinante per sostenere una ripresa economica inclusiva e accelerare la trasformazione digitale delle industrie e della pubblica amministrazione. Dallo studio emerge che per ogni euro investito in Italia sulla tecnologia 5G ce ne sarebbero 2,2 di ritorno economico. In termini assoluti i maggiori vantaggi economici saranno legati alla diffusione del 5G nelle aree rurali, nella logisitca e nei settori produttivi, ma il miglior rapporto costi-benefici si avrà nel segmento Smart Public Services dove, in sanità, istruzione, turismo e digitalizzazione di edifici della PA, dove si avrà un effetto positivo moltiplicatore pari a 6.

Parallelamente all’implementazione delle infrastrutture di rete, è quanto più necessario pensare alla formazione dei giovani, tra i più penalizzati dalla pandemia. Avvicinanarli alle materie STEM e alle nuove tecnologie, significa non solo prepararli per un mondo del lavoro che è in profonda trasformazione, ma porre le basi per un Paese più competitivo, in grado di attrarre nuovi talenti, trattenere i migliori e dare vita a nuove imprese. In Ericsson Italia da qualche anno investiamo nel “Digital Lab”, un programma di formazione innovativo rivolto agli studenti delle scuole secondarie. L’obiettivo è avvicinare i ragazzi alle nuove tecnologie attraverso lezioni di robotica, programmazione, automazione, Intelligenza Artificiale e game development, in modo che possano sviluppare competenze digitali utili per il loro ingresso nel mondo del lavoro. Il Digital Lab privilegia un approccio learning-by-doing in cui i giovani, tramite il lavoro in gruppo, vengono incoraggiati a sviluppare le loro capacità di problem solving, proattività e pensiero critico, sperimentando i risultati della programmazione attraverso casi di studio concreti.

La rivoluzione digitale rappresenta un’enorme occasione per aumentare la produttività e l’occupazione, garantire un accesso più ampio e inclusivo all’istruzione e colmare i divari territoriali. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un’opportunità unica che il Paese non può farsi sfuggire.

 

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